Forum Sistema Salute 2021: lo Screening Neonatale della MLD

- Guido De Barros

Si è svolta a Firenze la VI edizione del Forum Sistema Salute 2021. Un appuntamento di carattere nazionale che si propone di fare il punto sulle principali novità nel campo della salute pubblica e sulle future sfide che la sanità si prepara ad affrontare. Molti i temi portati alla pubblica attenzione nel corso della due giorni che si è svolta in forma ibrida, tra gli spazi dell’ex Stazione Leopolda di Firenze e in diretta streaming.

Esperti, politici, amministratori, manager del settore della Sanità pubblica e privata si sono confrontati attraverso dibattiti, interviste, tavole rotonde, nel tentativo di approfondire tematiche di primaria importanza come le criticità attuali e le future prospettive della Sanità all’epoca del Covid, o quali sfide ed opportunità il Servizio Sanitario Nazionale si appresta ad affrontare in vista del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.

Tra i numerosi eventi della due gioni, anche le tematiche riguardanti le Malattie Rare, rappresentate dagli Stati Generali delle Malattie Rare svoltosi in modalità online, dal RareHack 2021 e dal Rare Diseases Award organizzati dalla Federazione Nazionale delle Associazioni per le Malattie Rare, UNIAMO.  Presente in questa importante cornice anche Voa Voa! Amici di Sofia, insieme ai responsabili clinici, tecnici e istituzionali del percorso regionale di Screening Neonatale, per fare il punto della situazione sulla diagnosi precoce delle malattie metaboliche rare e sull’avvio della prima sperimentazione al mondo di screening neonatale della MLD, finanziato dalla nostra Associazione.

Alla tavola rotonda moderata da Caterina Ceccuti, giornalista e vice presidente di Voa Voa! Amici di Sofia, hanno partecipato: Giancarlo la Marca, responsabile del Laboratorio di Screening Neonatale dell’AOU Meyer di Firenze; Cristina Scaletti, responsabile clinico della Rete regionale Malattie Rare; Carlo Dani, coordinatore della Rete Punti Nascita della Regione Toscana; Elena Procopio, responsabile Dh Malattie Metaboliche Muscolo-Ereditarie dell’Aou Meyer e Guido De Barros, presidente dell’Associazione Voa Voa! Amici di Sofia aps, che si è fatta promotrice e finanziatrice dell’intero progetto.

C. Ceccuti, G. De Barros, C. Dani, E. Procopio, G. la Marca

Ma prima di avventurarci nell’approfondimento scaturito dalla tavola rotonda, un breve cenno alla patologia, alla sua incidenza sulla popolazione, alle drammatiche conseguenze e, soprattutto, alle recenti possibilità terapeutiche. La Leucodistrofia Metacromatica è una malattia genetica, neuro-degenerativa progressiva, appartenente al gruppo delle malattie da accumulo lisosomiale e causata dal deficit di un enzima deputato al metabolismo cellulare dei sulfatidi, una categoria di sostanze che se non vengono metabolizzate diventano tossiche per l’organismo. Lo stato patologico è caratterizzato proprio dall’accumulo di questi sulfatidi in alcuni tessuti, in particolare nella guaina mielinica che, come sappiamo, avvolge e protegge le cellule nervose. Di qui la drammatica conseguenza della neuro-degenerazione. A seconda dell’età di insorgenza e della gravità dei sintomi si distinguono quattro principali forme cliniche, tra le quali la più frequente è proprio la più aggressiva, ossia la così detta “tardo-infantile”. In questo caso l’insorgenza dei sintomi si verifica tra i 6 mesi e 2 anni e mezzo di età, e la drammatica beffa del destino è che i bambini nascono e crescono fino ad allora apparentemente del tutto sani. Ma una volta manifestatisi i sintomi, la progressione della patologia comporta il rapido deterioramento delle funzioni motorie e neuro-cognitive: i piccoli iniziano improvvisamente e rapidamente a perdere la capacità di parlare, camminare, muoversi mentre nella fase terminale della malattia riescono a malapena a spostare gli occhi, non deglutiscono, a fatica respirano da soli, perché anche sollevare lievemente la cassa toracica è diventata per loro un’impresa titanica.

Nel 2020 però l’Agenzia del Farmaco Europea ha riconosciuto come valida ed efficace la terapia genica sperimentata dal 2010 all’Ospedale San Raffaele di Milano, che prevede un trapianto di midollo con cellule autologhe dello stesso paziente, modificate in laboratorio di modo da correggere il difetto genetico che provoca la malattia. Il risultato della terapia, attualmente l’unica risolutiva al mondo per la Leucodistrofia Metacromatica (MLD), è il massimo auspicabile: il piccolo paziente non svilupperà mai i sintomi della patologia, e sarà dunque in grado di condurre un’esistenza normale. La notizia è fantastica, il risultato scientifico straordinario e finalmente, dopo moltissimi anni di ricerca e sperimentazioni a vari livelli e in varie parti del mondo (si pensi alla terapia di sostituzione enzimatica in Francia, che purtroppo non ha risolto il problema), i futuri pazienti e l’intera comunità scientifica potranno finalmente festeggiare la sconfitta di una patologia devastante, per la quale fino a questo momento non è mai esistita alcuna cura farmacologica né genica efficace. Peccato però che esista una piccola postilla all’esultanza collettiva: la terapia in questione si rivela efficace solo ed esclusivamente se somministrata prima dell’insorgenza dei sintomi, ossia entro l’anno di età. Altrimenti, una volta innescato il processo infiammatorio e neuro-degenerativo, neanche Libmeldy (la terapia genica del San Raffaele) è in grado di arrestarlo.

Purtroppo, ad oggi, non esiste alcun modo per scoprire se una famiglia qualsiasi, comprese quelle che non hanno mai avuto casi di malattie geneticamente trasmissibili nel proprio albero genealogico, non siano in realtà portatrici di MLD (lo stato di portatore è abbastanza allarmante, perché si attesta sull’1% della popolazione, secondo lo studio di Kolodny et al. 2001 e Lugowska et al. 2011). Un bambino che ne risulti affetto, come si diceva, nasce e cresce perfettamente sano per un certo periodo. Dunque, come fare per diagnosticare in tempo utile una patologia tanto subdola? Concretamente, l’unico modo è la diagnosi precoce neonatale, attraverso uno screening effettuato a tappeto su tutta la popolazione. «I criteri perché il test neonatale per la MLD venga inserito nel pannello di screening obbligatorio alla nascita ci sono tutti -spiega il responsabile del Laboratorio di Diagnosi precoce dell’Ospedale Meyer Giancarlo la Marca-: la patologia deve rappresentare un importante problema di salute; deve poter essere individuata precocemente e non solo su base clinica; deve essere suscettibile di trattamento efficace che consenta un outcome migliore nei pazienti trattati precocemente (Wilson e Jungner, 1968). Nel 2015, grazie ad un primo finanziamento da parte di Voa Voa Onlus Amici di Sofia, siamo riusciti a sviluppare un test che risponde ai criteri di ammissione, in anticipo sul resto del mondo. Adesso siamo pronti per partire con il progetto pilota, che durerà 3 anni e interesserà tutti i nuovi nati della Toscana, previo consenso informato da parte dei neo genitori».

Verosimilmente, salvo intoppi burocratici, il progetto dovrebbe partire già a gennaio 2022. La durata di 3 anni è dovuta alla cadenza della patologia sulla popolazione (un malato ogni 100.000 nati, tenendo conto che in Toscana nascono mediamente 25.000 bambini l’anno e che il progetto deve includerne almeno 75.000-80.000 per sperare di permettere la diagnosi di almeno un futuro malato). Anni di lavoro e di pazienza dunque, hanno portato a quello che a tutti gli effetti rappresenta un traguardo scientifico -oserei dire prima ancora civile e democratico che permetterà la cura di tutti i malati futuri- tanto grande quanto quello dell’ufficializzazione della cura stessa.

«Fino a questo momento infatti -puntualizza Guido De Barros, presidente dell’Associazione finanziatrice del progetto-, hanno potuto accedere alla fase sperimentale della terapia solo i fratelli minori di bambini già malati, laddove i maggiori -ammalandosi- hanno permesso l’identificazione a livello genetico della patologia nella famiglia. Una vera e propria ingiustizia, si potrebbe dire, che ha visto gli stessi genitori assistere alla degenerazione e alla morte del figlio maggiore, mentre al minore veniva somministrata una cura risolutiva. Purtroppo, infatti, al momento in cui i sintomi della patologia insorgono, non è più possibile intervenire, poiché il processo infiammatorio e intossicante ha ormai raggiunto un livello tale da rendere inefficace persino la terapia Libmeldy».

«Attualmente -sono le parole di la Marca- lo screening alla nascita rappresenta la forma più efficace di prevenzione e cura della MLD. La mia speranza è che, una volta concluso il progetto pilota, altre regioni d’Italia -poi del mondo- scelgano di inserire lo screening nel proprio pannello. Ma dobbiamo ragionare per gradi. Prima di tutto è necessario sensibilizzare i futuri genitori sull’importanza di partecipare al progetto pilota, firmando il consenso informato che permetterà al Laboratorio di screening di analizzare anche i markers della MLD da quell’unica goccia di sangue prelevata al punto nascita dal tallone del neonato».

Prof Carlo Dani durante l'intervento al Forum Sistema Salute 2021
Prof Carlo Dani

«Un passaggio questo che non è né scontato né semplice, purtroppo –è il commento del direttore dei 23 punti nascita della Toscana, prof. Carlo Dani-. Il personale ospedaliero deve infatti istruire i genitori di ciascun neonato sul senso di quel plico di fogli che gli andremo a presentare, e che loro dovranno firmare per consentire la partecipazione al progetto pilota. Spesso ci troviamo di fronte a famiglie di origine straniera, che non capiscono completamente la nostra lingua e che si trovano dinanzi a parole complicate come Leucodistrofia Metacromatica ed altri termini scientifici. Cerchiamo di mettere a loro disposizione interpreti di varie lingue per ovviare a questo problema, ma purtroppo anche tra gli italiani esiste talvolta una certa resistenza nel concedere il consenso (fortunatamente rara). In questi casi non si parla di cattiveria da parte dei genitori, sia chiaro, piuttosto di disinformazione, di mancata comprensione del senso di progetti pilota come questo, in termini di prevenzione e salvaguardia della vita di un neonato. È capitato per esempio che durante i tre anni di progetto pilota portato recentemente avanti per la diagnosi precoce della SMA1, una coppia di genitori non abbia firmato il consenso informato e che, purtroppo, a distanza di tempo il loro bambino abbia sviluppato la patologia. Adesso sfortunatamente per lui non esiste possibilità terapeutica, perché senza una diagnosi precoce, questo genere di patologie non solo è incurabile, ma inarrestabile. Altri quattro genitori che invece avevano firmato il consenso, hanno ricevuto la diagnosi tempestiva e hanno potuto curare tempestivamente i loro figli».

Quello che si sta svolgendo da alcuni anni a questa parte, nel silenzio di un laboratorio fiorentino e nell’intensa opera di sensibilizzazione e raccolta fondi da parte di Voa Voa Amici di Sofia aps, è un prezioso lavoro di squadra, di valenza internazionale, che ha richiamato su di sé l’attenzione della comunità scientifica di tutto il mondo ma che, adesso, deve trasformarsi in un messaggio comprensibile e trasmissibile a tappeto nella popolazione -prima di tutto toscana- per l’adesione allo screening tramite consenso informato.

«Anche una volta avviato il progetto pilota -spiega Guido De Barros- l’opera della nostra associazione non potrà dirsi conclusa, perché dovremo continuare la raccolta fondi per sostenerlo fino al completamento. Invito chi fosse interessato ad approfondire il tema e sostenerci a visitare il sito www.goccedisperanza.it. Alla fine -conclude De Barros- io sono solo il padre di una bambina che nel 2011 ha ricevuto la diagnosi di MLD e che, purtroppo, proprio perché lo screening neonatale per questa patologia al tempo non esisteva ancora, non ha potuto permettere alla propria figlia di accedere alla terapia che, diversamente, le avrebbe salvato la vita. E come Sofia sono stati moltissimi i bambini fino ad oggi rifiutati a causa dell’inefficacia della cura su pazienti già sintomatici. Il riscatto alla vita di sofferenza che mia figlia Sofia ed altri come lei hanno condotto per diversi lunghi anni, può derivare solo ed esclusivamente dalla gioia profonda di sapere che, d’ora in poi, non esisteranno mai più bambini malati, ma solo curati».

Ringrazio Giuseppe Orzati e Monica Milani, responsabili di Koncept, agenzia di riferimento nella comunicazione e realizzazione di eventi nel settore della Sanità, per aver riconosciuto l’importanza della tematica proposta, e voluto includere il progetto regionale di Screening Neonatale della MLD tra gli eventi della VI edizione del Forum Sistema Salute.