Staminali Mesenchimali prima e dopo Stamina: un legittimo dubbio.

- Guido De Barros

Anni dopo la chiusura delle vicende giudiziarie che hanno decretato la frode scientifica del metodo Stamina come terapia curativa di patologie neurodegenerative gravissime, restano ancora in sospeso alcune domande sull’efficacia lenitiva e palliativa delle cellule staminali mesenchimali, come terapia migliorativa della qualità di vita delle persone affette da mali neurodegenerativi attualmente inguaribili.

In questo video il Dr. Antonio Uccelli, esperto di staminali mesenchimali, membro del secondo comitato scientifico designato per esaminare il caso Stamina, offre una panoramica sulla conoscenza attuale delle cellule staminali mesenchimali, indicando le possibili ragioni scientifiche del perché (senza alcuna correlazione con il controverso metodo) le staminali mesenchimali infuse in un organismo colpito da uno stato neuro infiammatorio, riescono a suscitare effetti benefici sul sistema nervoso centrale a prescindere dalla capacità, ancora mai ottenuta dalla neuroscienza, di differenziarsi in nuove cellule e creare neuroni attivi in grado di integrarsi con l’ambiente neurale esistente (come invece dichiarava possibile Stamina).

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Alcune illuminanti dichiarazioni del Professor Uccelli ci inducono a pensare che, al di la delle cause e accuse che hanno decretato la bocciatura di Vannoni, i miglioramenti riscontrati su tanti bambini a seguito delle infusioni di mesenchimali potevano avere un razionale tutt’altro che visionario.

Ciò che non tutti sanno è che le staminali mesenchimali, rigenerative di tessuti, ossa e cartilagini, quando usate in ambito neurologico sono studiate per la loro notevole capacità di indurre indirettamente processi riparativi e rigenerativi grazie alla stimolazione di reazioni biochimiche quali il rilascio di NGF, citochine e numerosi fattori neuro protettori, oltre a modulare il sistema immunitario.

Le spermentazioni condotte da numerosi centri di ricerca in tutto il mondo, hanno evidenziato infatti che, tali reazioni, lungi dall’essere una cura eziologica, si traducono in sollievo per un organismo aggredito dai processi neuro infiammatori, una sorta di terapia lenitiva in grado di attivare processi riparativi che se iniziata all’esordio dei primi sintomi, potrebbero significativamente rallentare il decorso della malattia.

Traguardi come il “sollievo” o il “rallentamento” dei sintomi in malattie diverse, ma accomunate dal processo neuro degenerativo, risultano evidentemente poco interessanti al confronto con la gloriosa scoperta della cura specifica per una singola patologia.
Ignorando gli effetti benefici e migliorativi della qualità della vita su pazienti orfani di cura neuro degenerativi, la Scienza sceglie deliberatamente di condannare i malati alla schiavitù da farmaci tossici di controllo dei sintomi, causa di effetti indesiderati iatrogeni spesso acceleranti il decadimento di competenze volontarie e involontarie come la respirazione ed il ritmo cardiaco.

L’indignazione per la truffa scientifica di un metodo che sosteneva di riuscire a differenziare mesenchimali in cellule neurali in grado di rigenerare i neuroni, ha agito sulla vicenda Stamina come il più aggressivo degli antibiotici: uccidendo indistintamente tutto ciò che era nel suo spettro, compresi i miglioramenti documentati da mamme, papà e specialisti al seguito, derisi, umiliati e messi alla gogna dalla macchina del fango.

Le evidenze scientifiche che anni prima del caso Stamina, costituivano già il razionale alla base di sperimentazioni sul modello murrino per la ricerca sulla Sclerosi Multipla,  ci rivelano come la “strategia commerciale” di Stamina fosse probabilmente quella di bruciare sul tempo la comunità scientifica, “riscoprendo la ruota” e chiamandola “Metodo Stamina”, con l’aggiunta di presunte innovazioni tecnologiche, per conferire al progetto identità scientifica ed esclusività commerciale.

Non è mia intenzione tuttavia fare dietrologie sterili e revisionismi su una vicenda ormai sepolta, ma credo personalmente che il punto di vista delle famiglie non sia mai stato sufficientemente tenuto in considerazione nonostante una bagarre mediatica che ha puntato alla bocca di molti genitori microfoni freddi come pistole caricate per sparare al cielo gli ascolti televisivi e difendere gli interessi di parte.

Tornando all’intervento del Dr. Uccelli del 29 settembre al VI° Forum della Leopolda, riporto testualmente alcuni punti salienti del discorso, in cui viene fatto una breve ed efficace sintesi sulle scoperte compiute dalla Ricerca Scientifica sulle cellule staminali mesenchimali, sufficienti ad insinuare il ragionevole sospetto che quella stessa scienza che allora si scagliava contro un metodo ritenuto fraudolento, ammetteva da tempo sul modello animale, l’ipotesi dei giovamenti riscontrati dai genitori sui propri figli.

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Alcuni ricercatori hanno dimostrato che se noi mettiamo insieme, almeno in vitro, cellule staminali mesenchimali e neurali, le mesenchimali, in qualche modo danno un segnale alle neurali del tipo  “differenziati e diventate neuroni”…

Si potrebbero immaginare le mesenchimali come degli istruttori, come qualche cosa che dice alla neurale che è capace di diventare neurone  “prova a farlo!”…

La Sclerosi Multipla è una malattia infiammatoria […] se non riusciamo a spegnere l’infiammazione non riusciremo a venire a capo del problema, perché da una parte tenteremo di riparare, mentre dall’altra, l’infiammazione ci rimangerà quei tessuti neuronali, la mielaina ed i neuroni che sono stati danneggiati.

[…] Abbiamo dimostrato che le staminali mesenchimali hanno davvero una particolarità molto particolare… ovvero quello di bloccare l’infiammazione reagendo con le cellule del sistema immunitario ed in qualche modo stoppandole.

Questo è stato in qualche modo il razionale farci pensare ormai dieci anni fa, di utilizzare le cellule staminali che potenzialmente hanno un effetto neuro riparativo, ma anche neuro riparatorio, per curare una malattia per cui l’infiammazione e neuro degenerazione coesistono (la Sclerosi Multipla).

L’idea inizialmente un po’ naïf, che però si è dimostrata parzialmente vera nell’animale in cui abbiamo dimostrato che utilizzandola in endovena…possiamo migliorare significativamente i topolini con Sclerosi Multipla sperimentale…

Abbiamo dimostrato che queste cellule vanno in maniera molto, molto limitata nel cervello, quasi nessuna entra nel cervello, quindi quando ci si dice che facciamo il trattamento per riparare le cellule riuscendole a far raggiungere il cervello, le cose non stanno così…

Ciononostante abbiamo dimostrato che è possibile, iniettando in endovena cellule mesenchimali staminali (MSC), proteggere i neuroni all’interno del midollo spinale del cervello dei nostri topolini…

 

(7′, 47”) Come si può riparare o proteggere i neuroni con cellule staminali che entrano in modo così limitato nel cervello? Quasi niente…

In realtà il motivo è che le MSC come le neurali, ma in modo molto significativo, sono in grado di rilasciare una grande quantità di fattori, molecole, micro RNA ecc. che sono in grado di interagire con il microambiente e modificarlo radicalmente.

Tanto è vero che un mio collega americano, ha dimostrato che noi possiamo ottenere in un topolino con sclerosi multipla sperimentale, gli stessi risultati che si ottengono con le cellule, iniettando il brodo, il sovranatante in cui coltiviamo le cellule…

(Questa rivelazione potrebbe spiegare il fatto che con il Metodo Stamina si infondessero pochissime cellule ai pazienti, quantità infime, definite ridicole a paragone con altre terapie cellulari… ma qui taccio dato che non sono uno scienziato)

…poi hanno un sacco di altri effetti, per esempio sono in grado di ricreare l’integrità della barriera ematoencefalica che si danneggia con i processi neuro degenerativi.

Dedico queste righe ai genitori che, come me e Caterina, hanno dovuto combattere contro lo scetticismo di media, scienziati e istituzioni che ci hanno accusati di essere “pazzi visionari”. qualcuno arrivando addirittura a suggerire pubblicamente di  

…considerare di sottrarre a quei genitori la patria potestà. (Sen Elena Cattaneo – Editoriale Sole 24 Ore)

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